"Ironia e segnali dal SuperEroe"
Dall’Eroe all’Umanoide, alla reinterpretazione dei «vizi capitali», si sviluppa l’attuale indagine e riflessione di Michele di Erre che attraversa la società, il tempo, i luoghi della cultura contemporanea.
In passato, attore, fotografo, ora, disegnatore ironico e straordinariamente incisivo, affida all’intensa sequenza delle immagini dei cicli «I peccati dell’Eroe» e «Umanoidi» il senso di una ricerca attentamente valutata in occasione di «Ioespongo XVI», scandita da un segno vibrante, teso a delineare in chiave assolutamente personale la «Superbia» o il peccato di «Gola».
Michele di Erre entra così in diretto contatto con l’umanità e i suoi antichi e mai estinti peccati, con le cadenze di una figurazione grottesca, graffiante come le pagine di Maccari e Grosz.
Un’entità figurale segnata dalla denuncia sociale, da un racconto che unisce l’espressione dei volti alle sensazioni. E queste emergono da una rappresentazione che trova rispondenze e segnali nel mondo dei fumetti, dei manga giapponesi, di una metafisica scenografia della memoria.
E sullo sfondo i palazzi delle metropoli, un televisore dallo schermo rotto, un gatto che osserva un abbraccio («Lussuria»), diventano altrettanti soggetti realizzati ad olio e ambra pura su tela e su tavola.
Il disegno assume, quindi, una valenza espressiva particolarmente emotiva, carica di energia, capace di travalicare la realtà per entrare in un universo di personaggi, di gesti, di situazioni, in un dialogo continuo tra «Accidia» e «Avarizia».
E insieme alle tavole dei vizi capitali, si osserva il corale compianto del «Cristo schiodato», le immagini di «Power» e «Rhythmic Eyes Movements», in una simbolica rilettura di questo nostro tempo inquieto, problematico, complesso.
Il discorso di Michele di Erre fluisce attraverso una interiore adesione alla lezione e al pensiero di Caravaggio e Schiele, Modigliani e Pazienza sino ad Alessandri, in una sorta di magico assemblaggio di idee, di sperimentazioni, di poetiche visioni.
Una raffigurazione che ci appartiene con tutta la sottesa forza di un segno pronto a fissare, nello spazio atmosferico, l’incofessato sogno di un’infanzia ritrovata, avvertita come momento che va oltre il vero per entrare nell’affascinante mondo di una incontaminata fantasia.
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