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Umanoidi | Arte che Turba o vuol risvegliare coscienze

Qualcuno mi ha detto di recente che la mia collezione Umanoidi è “inquietante”.

Non bella.

Non intrigante.

Non potente.

Semplicemente inquietante.

E, sinceramente? L’ho preso come un complimento. Anche se al principio mi sono sentito offeso e un po' attaccato. Sono umano anch'io e ho una certa sensibilita' in quanto artista.

In un mondo digitale in cui l’arte viene ridotta a decorazione, e il comfort è diventato una valuta, essere definiti “disturbanti” è la forma più alta di lode. Significa che qualcosa ha scalfito la superficie. Qualcosa è entrato. Umanoidi non è qui per confortare. È qui per risvegliare. Ecco qui sotto forse l'emblema della mia collezione! tre personaggi che si sentono forse spaesati, e le loro forme quasi svaniscono quando chi li manovrava se ne andato. Cosa ne pensate. Sarebbe da vederla dal vero ovviamente,


Questa serie non è nata per mimetizzarsi con le pareti beige dell’indifferenza. Non chiede il tuo consenso.Ti fissa negli occhi.

Ogni figura, ibrida, grezza, grottesca, a volte persino tenera, tiene uno specchio davanti alla nostra dimensione umana.Quella che edulcoriamo. Le emozioni che ignoriamo con uno scroll. Le verità che fingiamo non ci riguardino.

Chiariamo un punto: Umanoidi non è per tutti. Assolutamente no!!! Ma nemmeno la verità lo è. Nemmeno l’arte che osa mettere in discussione il ruolo che interpretiamo nella nostra disconnessione quotidiana.

Queste creature, queste silhouette fratturate dell’umano, sono echi delle nostre ansie, delle nostre posture digitali, della nostra recitazione social.

La reazione “questa cosa mi mette a disagio” non è un fallimento dell’opera. È la sua funzione.

Se provi qualcosa, se resisti a qualcosa, allora l’arte sta funzionando.

Non cerco il consenso universale. Cerco attrito. Cerco emozione. Narrazione. Cerco quel momento in cui il tuo pollice si ferma, non perché l’immagine è “bella”, ma perché si rifiuta di essere ignorata.

E sai qual è il punto? Se non riusciamo nemmeno a guardare un dipinto negli occhi,

come pretendiamo di guardare noi stessi?

Ti invito, non come spettatore passivo, ma come presenza attiva, a guardare di nuovo. A guardare con disagio, con rabbia, con fascinazione. Ma non voltarti dall’altra parte.

Esplora la collezione completa Umanoidi qui e dimmi, cosa vedi davvero? Sinceramente. Commenta non essere indifferente, questa indifferenza ci separa ci allontana ci fa morire inquanto persone!

Perché forse l’arte non è nata per decorare il tuo feed.

Forse è nata per disturbare il tuo algoritmo.


E con questo pensiero chiudiamo. Con un altro “dipinto disturbante”:



“Che bell’esempio che date!” Così ha commentato un professore delle superiori davanti all’opera Don't Smoking Before.

Ironico, no? Perché il messaggio era esattamente l’opposto.

Viviamo immersi in una realtà ovattata, filtrata, addomesticata dai social media. Una realtà che ci mostra la superficie lucidata delle cose, ma mai ciò che cova sotto. L’arte, invece, ha il dovere di scavare, di mostrare il marcio, il disagio, la verità nuda.

Da ex fumatore, Don't Smoking Before è la mia personale riflessione su ciò che ci spinge a cadere nei vizi. Non solo una sigaretta, ma tutto ciò che consumiamo per sfuggire: abitudini tossiche, dipendenze emozionali, estetiche illusorie.

Il titolo è volutamente provocatorio: è un monito, ma anche una domanda. Cosa succede prima? Cosa accade prima del gesto, del vizio, della dipendenza?

Eppure, davanti a questa domanda, chi dovrebbe guidare i giovani a pensare si limita a etichettare, giudicare, censurare. Questo è il vero fallimento: non riuscire a cogliere il valore di un’immagine che ci mostra la crepa nel muro, preferendo restare comodi davanti alla tappezzeria.

L’arte non è qui per dare il buon esempio. È qui per dare uno scossone.

Voglio concludere con le parole di Angelo Mistrangelo, un critico della stampa che nel 2016 ha scritto questo testo sugli umanoidi, ma non e' l'unico!

Spero che apprezziate, commentate condividete siate social, non perdiamoci!

Grazie


"Ironia e segnali dal SuperEroe"

di Angelo Mistrangelo


Dall’Eroe all’Umanoide, alla reinterpretazione dei «vizi capitali», si sviluppa l’attuale indagine e riflessione di Michele di Erre che attraversa la società, il tempo, i luoghi della cultura contemporanea.

In passato, attore, fotografo, ora, disegnatore ironico e straordinariamente incisivo, affida all’intensa sequenza delle immagini dei cicli «I peccati dell’Eroe» e «Umanoidi» il senso di una ricerca attentamente valutata in occasione di «Ioespongo XVI», scandita da un segno vibrante, teso a delineare in chiave assolutamente personale la «Superbia» o il peccato di «Gola».

Michele di Erre entra così in diretto contatto con l’umanità e i suoi antichi e mai estinti peccati, con le cadenze di una figurazione grottesca, graffiante come le pagine di Maccari e Grosz.

Un’entità figurale segnata dalla denuncia sociale, da un racconto che unisce l’espressione dei volti alle sensazioni. E queste emergono da una rappresentazione che trova rispondenze e segnali nel mondo dei fumetti, dei manga giapponesi, di una metafisica scenografia della memoria.

E sullo sfondo i palazzi delle metropoli, un televisore dallo schermo rotto, un gatto che osserva un abbraccio («Lussuria»), diventano altrettanti soggetti realizzati ad olio e ambra pura su tela e su tavola.

Il disegno assume, quindi, una valenza espressiva particolarmente emotiva, carica di energia, capace di travalicare la realtà per entrare in un universo di personaggi, di gesti, di situazioni, in un dialogo continuo tra «Accidia» e «Avarizia».

E insieme alle tavole dei vizi capitali, si osserva il corale compianto del «Cristo schiodato», le immagini di «Power» e «Rhythmic Eyes Movements», in una simbolica rilettura di questo nostro tempo inquieto, problematico, complesso.

Il discorso di Michele di Erre fluisce attraverso una interiore adesione alla lezione e al pensiero di Caravaggio e Schiele, Modigliani e Pazienza sino ad Alessandri, in una sorta di magico assemblaggio di idee, di sperimentazioni, di poetiche visioni.

Una raffigurazione che ci appartiene con tutta la sottesa forza di un segno pronto a fissare, nello spazio atmosferico, l’incofessato sogno di un’infanzia ritrovata, avvertita come momento che va oltre il vero per entrare nell’affascinante mondo di una incontaminata fantasia.



Comments


© Michele di Erre Art
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Grazie per essere arrivatə fin qui sei chiaramente una persona curiosa.”
Restiamo ispirati, un po’ strani e piacevolmente disorientati insieme.

Sinceramente Michele

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